Convegno dottorale 2026

LEGGERE, SCRIVERE, STUDIARE
L’attività intellettuale e le sue tracce

Convegno dottorale
Roma 6 - 7 maggio 2026

Le dottorande e dottorandi del Link identifier #identifier__14246-1Dottorato in Civiltà e culture linguistico-letterarie dall’antichità al moderno dell’Università Roma Tre sono lieti di diffondere l’invito a partecipare alla seconda edizione del Convegno dottorale del Dipartimento di Studi Umanistici rivolto a dottorande, dottorandi e giovani ricercatrici e ricercatori. Il tema del Convegno, da declinarsi nei filoni dell’Antichistica e dell’Italianistica, è L’attività intellettuale e le sue tracce. Data la complessità di questo fenomeno, qui di seguito ci si limiterà a proporre alcune linee di ricerca possibili.
Link identifier #identifier__80779-2 Call for Papers ITA
Link identifier #identifier__179135-3 Call for Papers ENG

Antichistica

Dalla penna dell’autore alle copie manoscritte, fino alle edizioni a stampa, la storia della tradizione delle opere antiche e medievali è caratterizzata dall’avvicendarsi di molteplici mutamenti inerenti sia al testo sia al supporto scrittorio. Nelle varie fasi della “biografia” di un’opera, a volte è possibile rilevare le tracce dell’attività del principale responsabile della sua trasmissione: il lettore. Qualità del lettore sono, allo stesso tempo, l’individualità e la molteplicità; è con lui che l’autore si rapporta avviando un dialogo tutto particolare, pur conoscendone solo parzialmente l’identità sociale, gli interessi, gli scopi. Infatti, la ricezione del testo sfugge inevitabilmente al controllo dell’autore, donde tutti i casi in cui questi cerca di delineare il profilo del suo lettore ideale. Per esempio, così sembra fare Aulo Gellio nella prefazione delle Notti Attiche: «Chi non ha mai provato il piacere, e la fatica, di leggere e rileggere, cercare, scrivere e annotare [...] giri al largo da queste Notti e si cerchi altri svaghi» (Praef. 19). Lectitando, percontando, scribendo, commentando: questi gerundi descrivono efficacemente l’attività del lettore, che nelle vicende della trasmissione testuale è particolarmente rilevante quando lascia segni concreti di sé direttamente sul testo. Per una ricostruzione esaustiva di questo fenomeno multiforme e complesso, è necessario avvalersi contemporaneamente dello studio filologico, paleografico, storico e della ricezione del testo nel tempo. Si suggeriscono dunque interventi che prendano le mosse dai temi seguenti:

  1. Segni concreti della lettura e della scrittura dall’antichità al Medioevo: tracce materiali del lavoro sul testo e loro analisi. I marginalia e le diverse tipologie di elementi paratestuali; segni paragrafematici, rasure, sottolineature, correzioni; studio paleografico del segno, abbreviazioni, note tironiane, punteggiatura;
  2. Il rapporto fra testo e paratesto: problemi di edizione di opere dotate di apparati paratestuali nelle diverse fasi della loro trasmissione e apporti di questi alla comprensione del testo e alla sua constitutio. Interpolazioni e additamenta: motivazioni, finalità, conseguenze editoriali;
  3. Metodi di riconoscimento e classificazione di lettori anonimi e/o storicamente individuabili. Testimonianze di copisti e/o autori lettori di sé stessi: revisioni, correzioni, autografi e rielaborazioni d’autore.
  4. Testimonianze concrete della fatica dell’attività intellettuale: campagne intenzionali di revisione, subscriptiones e dichiarazioni esplicite della emendatio, glosse e commenti per facilitare la comprensione del testo, lettori che “soffrono” la lettura, correttori che lamentano le cattive condizioni del testo ed esortazioni a curarlo e a non deturparlo;
  5. Cause e conseguenze del lavoro sul testo: correzione e produzione di errori e varianti tra filologia, linguistica e paleografia; leggibilità e illeggibilità delle scritture; “stratigrafia” degli interventi sul testo: loro riconoscimento ed eventuale datazione; adattamento involontario agli usi linguistici del lettore/copista; rapporto dell’uso del testo con la sua fortuna nelle epoche successive;
  6. Il destino dei testi tecnici: redazioni plurime, compilazioni, citazioni esplicite e implicite, riprese, plagi; problemi ecdotici;
  7. La creazione di biblioteche personali e di “testi/codici biblioteche”: finalità, modalità di realizzazione, uso e fortuna; sopravvivenza di testi “scelti”: florilegia, compendiaexcerptacommentarii;
  8. Quando chi scrive parla a chi legge: consapevolezza della relazione con il pubblico: lessico e forma dei generi letterari in rapporto alla loro destinazione, appelli ai lettori, edizioni successive, prefazioni e/o postfazioni aggiunte;
  9. Lettori “sommersi”: quando a leggere non è l’élite.

Italianistica

Fin dall’antichità, l’attività intellettuale si è configurata come un intreccio dinamico di pratiche: leggere, scrivere, annotare, copiare, conservare. Bonaventura da Bagnoregio individuò infatti quattro modi differenti di “fare libri”: scriptor, colui che trascrive i testi degli altri, senza aggiungere nulla; compilator, colui che trascrive testi altrui; commentator, colui che combina i suoi scritti con quelli altrui; auctor, colui che scrive testi propri e altrui ma con un valore primario per i propri. Nell’universo medievale, il lector interpreta e partecipa all’avventura del testo con la propria auctoritas, immergendosi esistenzialmente in esso.
La lettura, come ricorda Justus Lipsius nella Epistolica Institutio (1601), non è mai stata un atto puramente ricettivo, ma un esercizio attivo della memoria e dell’imitazione, una pratica il cui laboratorio si trova nei quaderni di estratti e nei repertori personali. In tale spazio di interazione tra mente e pagina, si colloca una scrittura “secondaria”, marginale e quotidiana, che prepara, accompagna o prolunga la riflessione interiore.
Tuttavia, leggere significa anche reagire: laddove l’esperienza del lettore si fa specchio di
un’epoca, riflettendo le sue tensioni culturali, politiche e ideologiche. Le tracce della lettura - marginalia, postille, commenti, riscritture - diventano così documenti di una coscienza storica e di una sensibilità collettiva, capaci di restituire la fisionomia mutevole del rapporto fra testo e pubblico.
In ogni epoca, dalla letteratura delle origini alla contemporaneità, la lettura appare come un processo dinamico di trasmissione e trasformazione, di conservazione e reinterpretazione, che attraversa epoche, sensibilità, supporti materiali.
Inoltre, la riflessione sui testi letterari ha prodotto nei secoli segni tangibili di lettura e studio sia esterni, da lettori e studiosi contemporanei o successivi, sia di rielaborazione interna da parte dell’autore stesso, il quale in molti casi notevoli torna sui testi, annotandoli e rimaneggiandoli mediante processi di lavoro ben visibili. La letteratura si rende così patrimonio ereditario, la cui forma scritta viene tramandata e arricchita di senso da ulteriori passaggi grafici.
Oltre queste tracce materiali, si possono anche notare dei segni immateriali di lettura nei processi di intertestualità, che contribuiscono all’interpretazione ma anche alla ri-definizione di un’opera:
ciò implica operazioni di critica letteraria in diverse forme, quali dibattiti teorici, interventi su giornali e riviste, pareri editoriali, saggi, ma anche rifacimenti, traduzioni, adattamenti. Ne emerge un panorama ricco di scenari che interessa campi di studio quali la filologia, la critica letteraria, la
linguistica. Al fine di approfondire tale ricchezza tematica, si accoglieranno proposte su una o più delle
seguenti direttrici di ricerca:
  1. Apparato segnatamente grafico/filologico che può accompagnare lo studio: segni paragrafematici, note filologiche, sottolineature, rasure. La campionatura dei vari marginalia getta luce sulla funzione critico-intellettuale che investe l’attività di ricerca del lettore, consentendo di accedere da un varco privilegiato alla conoscenza delle varie modalità con le quali interagiscono lettura e scrittura, ricezione ed invenzione.
  2. Carte di lavoro: gestazione di un’opera tramite appunti, quaderni, diari, lettere dell’autore, avantesti, palinsesti (si pensi, ad esempio, alla scoperta del cardinal Angelo Mai relativa ad alcuni frammenti del De re publica di Cicerone).
  3. Produzione critica: commenti, commentari, testi tecnici, recensioni in opere proprie o su riviste e giornali, interventi. Tra un libro e l’altro si genera un confronto diretto tra intellettuali, espresso in varie modalità volte a fornire un'interpretazione dell’idea di letteratura, passando prima di tutto attraverso il lavoro sul testo: si pensi ai ricchissimi scambi del secondo Novecento, scenari di discussione culturale e non solo, oppure alle fucine di lettura delle case editrici del secolo scorso, che hanno determinato il gusto letterario dei decenni a seguire.
  4. Pareri di lettura affidati ai collaboratori delle case editrici in qualità di consulenti che operano – citando Calvino - sui libri degli altri: redattori, editor, fino a giungere al letterato-editore o all’iper-lettore, che suggeriscono la pubblicazione o in caso contrario il rifiuto di una determinata opera. Il loro compito è quello di leggere il testo prefigurando la comunità di lettori rappresentata dalla casa editrice.
  5. Fruizione e ricezione del testo da parte del lettore: segni materiali che testimoniano caratteristiche determinanti della trasmissione e della fortuna del testo. Il lettore coopera al compimento di un testo fino a porsi come nuovo autore esso stesso di un approccio creativo che reinterpreta, assecondando o contrastando, il punto di partenza, giacché potenzialmente infinito è il significato racchiuso in un altro testo.
  6. Biblioteche d’autore: quale spazio organico in limine tra ricezione e transizione, la biblioteca permette di conoscere le letture che hanno accompagnano l’evoluzione intellettuale di ogni autore, dalla giovinezza fino alla maturità (tra i casi esemplari basti citare Gadda, Calvino, Aleramo). In questo scenario, le tracce di scrittura (segni di lettura, dediche, osservazioni metalinguistiche, postille, elementi paratestuali) sono documenti preziosi, che testimoniano le modalità e le abitudini di lettura ricorrenti.
  7. Opere derivate: rifacimenti, adattamenti transmediali e traduzioni di altri autori. In diversi casi è possibile testimoniare il processo di lettura e rielaborazione anche attraverso segni concreti sui testi o di contatto tra gli autori, ad esempio via corrispondenza, per evidenziare meccanismi che coinvolgono altri media e contesti storici, geografici, linguistici.
  8. Osservazioni e postille linguistiche: commenti linguistici, analisi segnatamente linguistiche, utilizzo dei testi letterari nei dizionari a fini linguistici (valga ad esempio il modello della Crusca). Le questioni della lingua sono spesso state analizzate come questioni di codice e civiltà: poiché il popolo è artefice della lingua, attraverso la lingua si stabiliscono norme etiche e sociali.
  9. Le nuove sfide delle Digital Humanities: pratiche di annotazione digitale, modellizzazione e rappresentazione di tracce testuali nelle Digital Scholarly Editions, che rinnovano il dialogo tra lettura, interpretazione e tecnologia.

Informazioni generali

Dottorande/i e dottoresse/dottori di ricerca che abbiano conseguito il titolo da non più di tre anni dalla scadenza dell’invio dell’abstract sono invitati a presentare una proposta di comunicazione originale (massimo 350 parole, esclusi titolo e bibliografia essenziale), nonché un breve curriculum (massimo 100 parole) entro il 31 gennaio 2026.

Si prega di inviare la proposta all’indirizzo Link identifier #identifier__159833-4convegnodottorale.uniroma3@outlook.it, indicando nell’oggetto “Proposta Convegno dottorale” e specificando la sezione di riferimento (Antichistica o Italianistica). Nel testo dell’e-mail sono da includere le seguenti informazioni: titolo del contributo, nome e cognome, affiliazione e indirizzo e-mail per le comunicazioni. Le proposte, in lingua italiana o inglese, vanno inviate in formato .pdf anonimo. L’esito della selezione sarà comunicato entro il 18 febbraio 2026.
Ogni presentazione avrà una durata massima di 20 minuti. Le relatrici e i relatori selezionati dovranno esporre il proprio contributo in presenza. Si prevedono interventi di key-note speakers. Il Comitato Scientifico avrà cura di valutare la pubblicazione degli interventi negli Atti del Convegno.

Il Convegno si terrà nei giorni 6-7 maggio 2026 presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre (Via Ostiense 234-236, Roma). Non è prevista quota di iscrizione. Le informazioni circa la registrazione, la sede del Convegno, le proposte accettate e il programma dettagliato verranno comunicate all’indirizzo mail indicato e sulla pagina dedicata nel sito del Dipartimento di Studi Umanistici.

Per ulteriori informazioni contattare l’indirizzo Link identifier #identifier__105304-5convegnodottorale.uniroma3@outlook.it

Comitato Organizzativo

Rainer Ceci, Elena De Luca, Riccardo Di Prospero, Chiara Giammugnai, Bruno Giulino, Ivan Ilari, Ludovica Schifano, Sergio Traversa.

Comitato Scientifico

Serena Ammirati, Andrea Angius, Francesco Avolio, Alessandro Capone, Roberta Colombi, Ilde Consales, Adele Teresa Cozzoli, Giuseppe Crimi, Paolo d’Alessandro, Alberto D’Anna, Mario De Nonno, Marco Dondero Roberta Fabiani, Silvia Finazzi, Maurizio Fiorilla, Ugo Fracassa, Marco Fressura, Massimo Giuseppetti, Angelo Luceri, Caterina Moro, Carla Noce, Pierfrancesco Porena, Silvia Ronchey, Monica Venturini.
Link identifier #identifier__21426-6Link identifier #identifier__199582-7Link identifier #identifier__50819-8Link identifier #identifier__57698-9
SIMONA NUCERA 19 Novembre 2025